Convegno Confcommercio Professioni 2022: Intervista alla Presidente Anna Rita Fioroni

In occasione del Convegno nazionale di Confcommercio Professioni, la Presidente Anna Rita Fioroni ha rilasciato una intervista al giornale online di Confcommercio, sui temi in discussione e sulle proposte della Federazione, presentate al Tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo (convocato, dopo l’intervista,  lo scorso 15 novembre, leggi la news)

Quale sarà il destino del ddl equo compenso?

Durante la scorsa legislatura il disegno di legge a prima firma Meloni che aveva ad oggetto il tema dell’equo compenso per le prestazioni professionali è stato al centro del dibattito della Camera dei deputati che alla fine lo ha approvato. Si è arenato al Senato per la seconda lettura. Riteniamo che l’intento di fondo sia condivisibile e quindi auspichiamo che un’analoga proposta sia portata avanti e approvata anche in questa legislatura.

Rispetto al disegno di legge però occorrono dei correttivi che non abbiamo mancato di segnalare nel corso delle audizioni di Confcommercio professioni presso le Commissioni parlamentari competenti. In particolare occorrono parametri e criteri di determinazione del compenso equo coerenti e applicabili alle professioni non organizzate in ordini o collegi, le nuove professioni intellettuali, nella duplice finalità di tutela del lavoratore autonomo e orientamento per il mercato e per una sana concorrenza.  A questo proposito  vanno coinvolte le  associazioni di rappresentanza,  che peraltro sono impegnate nel rendere riconoscibile nel mercato anche le prestazioni qualificate che i professionisti associati rendono. Ma sicuramente  il principio dell’equo compenso  va applicato e rafforzato in particolare nei confronti della Pubblica Amministrazione. 

Come soluzione operativa potrebbe  essere riconosciuto un ruolo per la definizione dei parametri  al Tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali (di cui all’articolo 17 della legge 22 maggio 2017, n. 81 cd “jobs act degli autonomi”), con eventuale coinvolgimento del Ministero dello sviluppo economico competente per le professioni non organizzate in ordini o collegi ex legge 4/2013.

Secondo lei andrebbe prorogata la politica dei bonus? 

Per i professionisti non ordinistici, iscritti alla Gestione separata Inps (che vediamo dalla ricerca presentata dal nostro ufficio studi, sono in costante aumento) durante la pandemia è emersa in modo evidente la mancanza di strumenti di sostegno al reddito. Per questo anche in seguito all’azione di rappresentanza che abbiamo portato avanti nei confronti di  Governo e Parlamento, sono stati introdotte misure di sostegno temporanee, come risposta al calo di ricavi subito, che poi si sono succedute con criteri di calcolo non sempre coerenti con la effettiva realtà dei lavoratori autonomi. E’ stato poi introdotto in via sperimentale un nuovo ammortizzatore sociale della durata di tre anni fino al 2023 Iscro (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa) che comunque dovrà essere reso strutturale e migliorato nei requisiti di accesso con una riduzione dei costi a carico degli iscritti alla Gestione separata INPS. Positivi anche gli interventi per l’esonero contributivo come forma di aiuto.

Certo ora questo periodo è superato e bisognerebbe guardare al futuro se non si dovesse fare i conti con la crisi energetica in atto che riguarda anche i professionisti. Anche per questo grazie all’azione di Confcommercio sono state già introdotte misure volte al contenimento degli effetti della crisi energetica per il 2022, per cui chiediamo la reiterazione. Per incidere sulla competitività e la crescita dei professionisti direi comunque che anche le agevolazioni (se per bonus si intende questo) contano e soprattutto in settori innovativi e con attenzione alle  logiche di rete e di filiera che comprendano sempre i professionisti. Ma prima di tutto servono politiche strutturali per creare le condizioni di contesto adeguate per favorire la scelta di autonomia, dato che le professioni si sviluppano sulla base dei mutamenti e delle esigenze del mercato e trovano nella forma del lavoro autonomo la loro miglior espressione creando  occupazione  che si rivolge anche  a giovani e donne. 

Ricordo anche che tutti gli interventi del Pnrr richiedono lo sviluppo di competenze che possono essere garantite dal mondo delle libere professioni: ad esempio la riconversione verde dell’economia, la digitalizzazione le riforme dell’amministrazione pubblica, del mercato del lavoro e il rilancio di settori fondamentali per il nostro paese quali turismo e cultura. Peraltro  nel Manifesto di Confcommercio professioni  per la Competività dei professionisti nell’economia dei servizi  che è la nostra base di valori, emerge che il concetto di professionalità e libera professione  va reinterpretato da tutti gli attori in gioco (rappresentanza, politica, istituzioni).

Ci aspettiamo per questo una rinnovata attenzione della politica con uno sguardo di insieme  che deve fare la sintesi tra diverse professioni, professioni ordinistiche e non, nuove e tradizionali e che potrebbe venire anche, perché no, da una delega specifica nell’ambito della compagine di Governo. Intanto abbiamo le nostre proposte che presentiamo in occasione del convegno del 17 novembre che porteremo anche all’attenzione del Ministro del Lavoro al Tavolo del lavoro autonomo appena convocato. 

Sulla base delle vostre proposte c’è un’attenzione particolare alla previdenza complementare. per quali ragioni?

Perché bisogna  guardare alle opportunità che ne derivano.  In generale  i lavoratori professionisti che versano contributi alla Gestione separata Inps  potrebbero essere titolari di pensioni non adeguate. Tenuto conto della dinamica dei redditi e della possibile discontinuità contributiva e di carriera degli stessi (con incidenza negativa sul montante contributivo che viene poi trasformato in rendita), è necessario valutare per tempo l’adeguatezza dei trattamenti pensionistici.

Questo per decidere eventualmente di aderire a forme pensionistiche complementari che, oltre a garantire un’integrazione degli assegni pensionistici di primo pilastro, offrono anche importanti ed ulteriori vantaggi: deducibilità dei contributi versati fino ad un massimo di 5.164,57 euro, anche per conto dei soggetti fiscalmente a carico; tassazione favorevole sulla rivalutazione della posizione previdenziale e regime fiscale agevolato sulle prestazioni pensionistiche rispetto alle aliquote marginali ordinarie.

Al riguardo, novità recente è arriva da Confcommercio che ha scelto di destinare ai lavoratori autonomi e liberi professionisti una forma pensionistica di natura collettiva e di derivazione contrattuale – già istituita per i lavoratori dipendenti del terziario, Fondo Fon.te.- rispondendo, in tal modo, alle esigenze previdenziali dell’intera platea dei soggetti rappresentati. Ne parleremo alla Tavola Rotonda del 17 novembre prevista per il pomeriggio.

a cura di Ugo Da Milano e Veronica Mancino(Tratto da www.confcommercio.it.)

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